Passeggio lungo la banchina, cielo terso, aria frizzante; sullo sfondo il lato lungo del molo, ove attraccano le navi da crociera, dove una volta non c’era nulla, se non il mare aperto. Mi giro all’indietro e non posso che gustare il Palazzo dei Principi che si erge, alto e pulito, sulla collina che domina il circuito.
Quella collina che, nella domenica prescelta di maggio, emana passione: tifosi in ogni dove che sono lì più per sentire il canto delle F1 che per vedere le gesta in pista dei loro beniamini.
Ma, oggi, il circuito è una normale strada di un posto unico al mondo, reso noto anche, ma non solo, dal motorsport.
Sono proprio dove, quindici anni fa, successe un episodio che oggi è storia, ma il cui protagonista non ha ancora finito di farcene vivere altrettante: salì sulla No Name, Yacht ancorato all’uscita del tunnel, con il casco in testa, furente per l’ennesima rottura della McLaren Mercedes. Passarono pochi minuti e la telecamera inquadrò il James Hunt dei tempi moderni, seduto, in costume a gustarsi una bevanda ghiacciata insieme ai propri amici. No, non andò ai box. Quello lo avrebbero fatto tutti gli altri.
Il Montecarlo di quest’anno rimarrà epico come quello appena raccontato, ma con un finale completamente diverso. Non ero qui, ma per questo sono qui. Oggi. Per cogliere l’essenza dell’ultima vittoria, insperata, di un campione che ha raccolto troppo poco.
Probabilmente, e incredibilmente, avesse vinto tre mondiali non sarebbe così amato. Ed è questo che lo rende unico.
Certo che vincere con la Sauber Alfa Romeo C41 partendo dalla nona piazza con quell’asfalto viscido che poi si è asciugato rimarrà per sempre negli almanacchi della Formula1. “Good Job“, e nulla più, come risposta ad un team radio ove le voci che strillavano per la P1 si accavallavano come una finale mondiale in Brasile.
Sono certo, però, che nel giro d’onore ha guardato in direzione della barca a lato pista ricordando il 2006:
“Get This…” e un sorriso sotto il casco che non ha visto, nè vedrà mai nessuno.
Che splendida giornata. Ero estasiato davanti alla Tv. Una rivincita, come molte nella carriera di IceMan, ma questa dal sapore di leggenda.
Non è stato l’unico acuto nella stagione 2021: un’Alfa a giocarsi costantemente i punti, sfiorare podi. Finire davanti a scuderie ben più blasonate. E Kimi nella alta metà che conta dei piloti in lizza per il campionato.
A marzo 2021 nessuno avrebbe scommesso un solo euro su questi risultati.
Ma oggi sono qui, a Montecarlo, a pensare a questi ricordi perchè Kimi Raikkonen non sarà al via della stagione 2022: “Honeymoon call me: I’ll win this race”
Vincerai ancora, Dear IceMan, vincerai ancora.
Photo Alfa Romeo Sauber Antonin Vincent / DPPI – Sauber Hub Media