Gli anni moderni della Formula 1 ci hanno regalato un dominio della Mercedes: l’avvento dell’era ibrida, nel 2013, ha interrotto le vittorie conquistate da Sebastian Vettel con la Red Bull motorizzata Renault.
E la Ferrari?
La scuderia di Maranello, invece, non ha cambiato posizione in questo scambio di vincitori con un passaggio di testimone dagli austriaci, condotti da Christian Horner, ai tedeschi con a capo Toto Wolff: seconda!
L’italianissima “rossa” ha tentato anche la carta del cambio pilota, assicurandosi le prestazioni del quattro volte campione del mondo tedesco, designato erede di Michael Schumacher, ma ciò non è bastato; il risultato è rimasto il medesimo.
E i tifosi e appassionati Ferrari hanno iniziato ormai da tempo a rumoreggiare anche perché sono già 12 gli anni da quando manca il titolo di campione del mondo piloti, ovvero dal sigillo 2007 con Kimi Raikkonen, e dal 2008 quello scuderie: non proprio un lasso di tempo interminabile, ma nemmeno breve.
Orbene il 2019 doveva essere l’anno del cambio di passo: sostituito non solo il direttore sportivo Maurizio Arrivabene al cui posto è arrivato Mattia Binotto, ma è stato dato anche il saluto all’ultimo campione del mondo accogliendo un talento puro e genuino come Charles Leclerc; così come voleva Marchionne, anche se oggi non è più tra noi.
Inverno frenetico, tanti punti di domanda, titoloni di circostanza; ma un punto interrogativo grande quanto la Silicon Valley campeggiava tra i sostenitori della Ferrari: quindi che fare se non togliersi lo sfizio di assistere ai test prima dell’esordio in Australia?
La SF90 è stupefacente, filante, aggressiva: un rosso diverso, opaco, al quale va inevitabilmente fatto l’occhio.
Ma i tempi dei test sono raggelanti: per la Mercedes e gli altri, si intende. Ferrari domina i test, nessun problema di affidabilità, il nuovo pilota monegasco perfettamente a suo agio, quindi che pretendere di più?
La doccia fredda, rectius, le docce fredde arrivano nelle gare che contano: Hamilton e Bottas stampano cinque doppiette nelle prime cinque gare, e sette vittorie Mercedes su altrettante partenze. Che ceffoni!
Si è sempre saputo che i test servono per le regolazioni e assetti: il 2019 non ha fatto altro che confermare la regola.
Aspettiamo, pertanto, l’eccezione.