L’era delle Gruppo B l’ho vissuta di striscio: a otto anni ero troppo piccolo per gustarmi a fondo i mostri sacri del rally che fu. A malapena ricordo le auto nel parco chiuso della gara di casa, ovvero il Sanremo 1986.
Mio papà mi ha raccontato di avermi portato a vedere una prova notturna di quel Sanremo, vicino a Badalucco: deduco oggi che potrebbe essere la piesse di Carpasio, ma non ne sono certo.
Quel che è sicuro è che mi sono talmente tanto spaventato al passaggio delle prime Gruppo B che volevo tornare a casa dalla paura. Nonostante fossimo posizionati in un tratto sicuro perché era un breve rettifilo, tremavo come una foglia e non per colpa del freddo: certo, parlare di “tratto sicuro” con queste macchine è praticamente un ossimoro, ma almeno non ci eravamo assiepati come tutti gli altri all’ esterno di un tornante o di un’inversione.
La follia di quell’era aveva contagiato tutti, pubblico compreso.
Viste le premesse, quando mi avvicino alle B Group, ho sempre un sentimento misto tra estasi e angoscia, euforia e tristezza.
Il perché è abbastanza semplice da capire: i ricordi di queste vetture sono strettamente connessi ai tragici eventi che le hanno accompagnate. Tour de Corse e Rally Portugal su tutti.
Ho rivisto da vicino, al Museo delle Auto del Principe di Montecarlo (http://www.wikirace.it/museo-automobile-montecarlo-rally), la Lancia Delta S4 nella livrea Martini con cui Miki Biasion corse al “fatidico” Sanremo 1986: ho avuto un brivido e mi sono riapparse in mente le poco nitide immagini di questa vettura che conservo da qualche parte nei ricordi.
Non posso dire che la S4, pensata dagli Ingegneri Lombardi e Limone, sia bella o accattivante, anzi penso esattamente il contrario: è sgraziata, tozza e un po’ bulla. Ma rallysticamente parlando faceva paura: un suono inconfondibile, in particolare del compressore volumetrico ereditato dalla 037, un’accelerazione incredibile e una velocità spaventosa. Tanto che Toivonen disse più volte di non riuscire a guidarla di “traverso”, ma di aver capito di doverla guidare come se fosse sui binari. Triste presagio.
Ho pensato, allora, se e quando avessi mai visto questo mostro non fermo in qualche museo dopo la chiusura del Gruppo B. La risposta è stata positiva: Legend di San Marino nel novembre del 2016.
Purtroppo anche quella manifestazione è stata funestata da un drammatico incidente che è costato la vita ad uno spettatore, quasi fosse la scia di quegli anni funesti, anche se non è stato causato da una Gruppo B.
E’ stata l’unica volta che ho rivisto le S4 scorrazzare su strade chiuse e la paura vendendole passare è rimasta la stessa dell’86: non so per quale motivo, ma né la Peugeot 205 Turbo 16 nè l’Austin Metro 6R4 mi fanno provare questa sorta di conflitto interno.
La parte irrazionale di me, probabilmente, vorrebbe di nuovo vedere all’opera il gioiello di casa Lancia, quella razionale preferisce, invece, che stia ferma tra le corde di un Museo o in qualche fortunata collezione privata.
In ricordo di Henry Toivonen e Sergio Cresto, meglio che prevalga, per una volta, la razionalità.
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